· · Meccanica Computazionale · Metodo degli Elementi Finiti: Teoria
Matematica · · INTRODUZIONE AL METODO DEGLI ELEMENTI FINITI · Andrea Bacchetto · · DESCRIZIONE DEL PROBLEMA · ASPETTI FONDAMENTALI DEL FEM · ·
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· DESCRIZIONE
DEL PROBLEMA
I fenomeni naturali e le attività umane generano forze,
variabili nel tempo, su strutture semplici o complesse. L'analisi del
progetto di tali strutture soggette a carichi dinamici costringono a considerare
le forze inerziali dipendenti da tempo. La resistenza di una struttura allo
spostamento può includere forze che sono funzioni dello spostamento stesso e
della velocità. Di conseguenza, le equazioni che governano il moto del
sistema sono generalmente equazioni differenziali non lineari alle derivate
parziali, ovvero PDEs (Partial Differential Equations)
che sono estremamente difficili da risolvere in termini matematici. Di fatto,
solo per certe situazioni semplificate si possono ottenere soluzioni
analitiche. Fra i metodi analitici più usati per la risoluzione di una PDE vi
sono quelli basati sulle Trasformate
di Fourier e di Laplace,
metodi largamente impiegati nella risoluzione delle equazioni differenziali
ordinarie. Il procedimento consiste nel ridurre Per i problemi fisici reali (che implicano complesse
proprietà dei materiali, condizioni di carico e condizioni al contorno),
invece, quello che si tenta di fare è di introdurre ipotesi ed idealizzazioni
necessarie per rendere il problema matematicamente più facile, ma ancora
capaci di fornire soluzioni sufficientemente approssimate e risultati
abbastanza soddisfacenti dal punto di vista della sicurezza e dell'economia.
Il legame tra il reale sistema fisico e la soluzione matematica è fornito dal
modello matematico
del sistema idealizzato, che include tutte le ipotesi ritenute significative
per il sistema reale. La soluzione delle equazioni del modello matematico
viene, attualmente, calcolata attraverso l'impiego di potenti metodi numerici
(essenzialmente il Metodo
degli Elementi Finiti basato sulla formulazione variazionale)
che rendono possibili l'esecuzione dello studio e della progettazione in
maniera pratica ed efficace. L'analisi teorica delle tecniche di simulazione
numerica e lo sviluppo applicativo dei relativi codici di calcolo
all'ingegneria meccanica-strutturale, costituiscono l'oggetto di studio della
Meccanica
Computazionale delle Strutture. ASPETTI
FONDAMENTALI DEL FEM
Il Metodo degli Elementi Finiti, ovvero FEM
(Finite Element Method), è una tecnica dell'Analisi Numerica volta ad
ottenere, come anticipato, soluzioni approssimate per una molteplicità di
problemi, non solo di Ingegneria Strutturale, ma anche di Fisica,
Bioingegneria, Astronomia. Benché originariamente sviluppato per studiare il
campo tensionale nelle strutture aeronautiche, è stato poi esteso ed
applicato al vasto campo della Meccanica dei continui. Per la sua varietà di
impiego e duttilità quale strumento di analisi, è stato sviluppato ed è
attualmente utilizzato nelle Università e nell'Industria. In numerosi
problemi fisici e ingegneristici risulta sufficiente ottenere soluzioni
numeriche approssimate, piuttosto che soluzioni analitiche esatte di
difficile utilizzo pratico. Poiché è sempre possibile (sotto certe ipotesi)
scrivere le equazioni differenziali e le condizioni al contorno anche di
problemi complessi, si può riscontrare tuttavia come non sia sempre possibile
trovare una soluzione analitica in forma chiusa, a causa della irregolarità
della geometria. Una possibilità per superare questa difficoltà è quella
di fare ipotesi semplificative per ridurre il problema dato ad uno possibile
da trattare. Cronologicamente, il primo metodo di Analisi Numerica sviluppato
è stato il Metodo
delle Differenze Finite ovvero FDM
(Finite Differences Method). Tale metodo lascia per così dire
inalterato il modello fisico e discretizza le equazioni differenziali del
problema. L'algoritmo delle equazioni alle differenze finite aumenta di
efficacia al crescere del numero dei punti (dove la funzione è incognita) di
intersezione della griglia, che si sovrappone al dominio di definizione della
funzione incognita. Con il FDM si possono trattare problemi anche molto
complessi (per esempio di Fluidodinamica Numerica). Se tuttavia subentrano
geometrie irregolari o particolari condizioni al contorno, tale metodo
diventa di difficile applicazione. Più recentemente il FDM è stato
soppiantato dal FEM: contrariamente al primo metodo, che vede il dominio da
analizzare come una serie di punti di un reticolo, il FEM vede il dominio
come l'unione di tanti sottodomini di forma elementare (vedi Figure 1, 2, 3).
Figura 1
Figura 2
Figura 3 Sintetizzando, come si è fatto in precedenza, si può
dire che, in quest'ultimo caso, le equazioni differenziali vengono lasciate
inalterate (relativamente a ciascun elemento finito) mentre il dominio viene discretizzato.
In un problema al continuo di qualsivoglia dimensione, cioè in un corpo o in
una regione dello spazio in cui abbia luogo un particolare fenomeno, la
variabile di campo, come la pressione, lo spostamento, la temperatura, la
velocità o la densità, è funzione di ciascun generico punto del dominio di
definizione. Di conseguenza il problema presenta un numero infinito di
incognite. La procedura di discretizzazione agli elementi finiti lo riduce ad
un problema con un numero finito di incognite, suddividendo il dominio in elementi
finiti ed esprimendo il campo incognito in termini di funzioni
approssimanti, definite all'interno di ogni elemento. Le funzioni
approssimanti, chiamate anche funzioni
di forma, vengono individuate mediante i valori che la variabile
dipendente assume in punti specifici detti nodi. I nodi sono
posti di solito sul contorno degli elementi, in punti comuni a due o più
elementi. Oltre ai nodi sul contorno un elemento può presentare dei nodi al
suo interno. I valori che la variabile di campo assume sui nodi, ne
definiscono univocamente l'andamento all'interno dell'elemento. Nella
rappresentazione agli elementi finiti di un problema, i valori nodali della
variabile di campo rappresentano le nuove incognite. |
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