· · Meccanica Computazionale · Nuovo Metodo di Integrazione Numerica
dell'Ing. Lamberto Bertoli · · UN NUOVO METODO DI INTEGRAZIONE NUMERICA PER GLI ELEMENTI FINITI · Lamberto Bertoli · · INTRODUZIONE · I
principi fondanti la quadratura di Newton-Cotes · L’integrazione di Gauss-Legendre · UN NUOVO METODO PER LA
quadratura diretta degli integrali multipli
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· I fondamenti scientifici del metodo proposto dall’Ing.
Lamberto Bertoli, i cui contenuti fondamentali sono discussi in questo
articolo, sono stati presentati dai docenti Carmelo Majorana, Stefano
Odorizzi e Renato Vitaliani dell’Università di Padova al “Fourth seminar
about method and variational methods” tenutosi a Plzen (Praga) tra il 12
e il 15 maggio 1981. Successivamente la trattazione fu pubblicata in
versione ridotta sulla rivista “Advanced in Engineering Software” (C.
Majorana, S. Odorizzi, R. Vitaliani, “Shortened quadrature rules for
finite elements”, Advanced in Engineering Software, 1982, Vol. 4, N.2) e,
come selected paper, nel volume “Software in Engineering Problems”. Le soluzioni del problema dell’integrazione numerica, a
partire dai casi più semplici, oggetto della tesi di laurea, fino ai più
sofisticati, che sono stati affrontati nelle ricerche degli ultimi anni, sono
state pubblicate dall’Ing. Bertoli nel testo: “Quadratura diretta degli integrali multipli”,
2006, Ed. Libreria Internazionale Cortina, Padova. INTRODUZIONE
In questo articolo viene presentato un nuovo metodo di
integrazione degli integrali multipli, proposto dallo scrivente, per la
risoluzione dei problemi riguardanti gli elementi finiti. Tale quadratura
costituisce una generalizzazione della procedura di Gauss che, conservandone
la precisione, consente di aumentarne la velocità di calcolo e ridurre del
25% il numero di punti campione per gli integrali doppi, del 50% per gli
integrali tripli e del 77% per gli integrali a 4 variabili. Esso è nato dalla risoluzione dei sistemi di equazioni
non lineari generati dall’espansione di Taylor delle funzioni di più variabili,
che a causa del loro grado estremamente elevato non possono essere affrontati
coi tradizionali metodi dell’analisi numerica. Il malcondizionamento di
questi sistemi è stato superato attraverso originali e innovative tecniche di
calcolo, che hanno consentito di
individuare il minimo numero teorico di punti necessario per la quadratura
numerica degli integrali multipli. I coefficienti di peso così calcolati sono
tutti positivi, conformemente all’integrazione di Gauss di cui rappresenta
una estensione a più variabili. I principi
fondanti la quadratura di Newton-Cotes
L’integrazione numerica di una funzione di variabile
reale ha avuto le sue prime origini nel diciassettesimo secolo ad opera di Bonaventura
Cavalieri che riuscì a individuare una procedura in grado di calcolare l’area
sottesa da una parabola passante per tre punti dati. Tale formula, che ha
assunto il nome di Cavalieri-Simpson, è stata in seguito generalizzata alla
fine del ‘600 da Newton e Cotes che stabilirono un metodo generale per
integrare un polinomio di qualunque grado passante per un prefissato numero
di punti fra loro equidistanti. Tale procedimento richiede tuttavia un numero di punti
campione piuttosto elevato per la quadratura delle funzioni più sofisticate.
Inoltre, a partire da un certo grado di precisione, comporta l’introduzione
di alcuni coefficienti di peso negativi, che dal punto di vista della
stabilità della risoluzione, può comportare qualche criticità. Il metodo di Newton-Cotes, utilizzando punti distribuiti uniformemente all’interno del
dominio di definizione, genera funzioni interpolanti predefinite che non costituiscono
un’incognita del problema. Tali funzioni sono polinomi di Lagrange aventi la
proprietà di annullarsi in tutti i punti dell’intervallo, tranne che in
quello in cui va valutato il valore della funzione integranda. Esse sono
facilmente calcolabili partendo da una produttoria di binomi del tipo (x – xj),
dove xj rappresenta la coordinata di uno dei rimanenti punti
dell’intervallo in cui il polinomio interpolante si annulla. Il risultato
così ottenuto va quindi diviso per il numero ottenuto dal prodotto dei
fattori (xk – xj) Il coefficiente di peso Hk rappresenta
l’area del polinomio di Lagrange avente la proprietà di annullarsi in tutti i
punti base dell’intervallo, con esclusione di xk in cui deve
essere testato il valore della funzione integranda, dove assume un valore
unitario Moltiplicando la grandezza del coefficiente di peso Hk
per la quantità assunta dalla funzione integranda nel punto xk, si
ottiene così l’area sottesa dal polinomio di Lagrange che assume gli stessi
valori della funzione data nel punto xk, mentre si annulla in
tutti gli altri. Se ora sommiamo i risultati ottenuti in ciascun punto
campione, si ottiene l’area del polinomio interpolante avente la proprietà di
assumere gli stessi valori della funzione integranda in tutti i punti base in
cui è stato suddiviso l’intervallo. L’integrazione numerica di una qualsiasi funzione viene
così semplicemente ottenuta moltiplicando i valori assunti dalla
medesima nei punti prescelti per i
relativi coefficienti di peso e sommando infine tutti i termini dati da questi prodotti. E’
intuitivo che la quadratura numerica sarà tanto più precisa, quanto più alto
sarà il numero di punti considerati. Dati n punti campione, l’integrazione di
Newton-Cotes determina infatti l’area sottesa dal polinomio interpolante di
grado (n-1) passante per gli stessi punti intercettati dalla funzione
integranda. La differenza fra il valore dell’integrale così
calcolato e quello della funzione integranda dipenderà dall’estensione
dell’intervallo e dal valore assunto in un particolare punto all’interno del
medesimo dalla derivata n-esima della funzione data. Il metodo di Newton-Cotes
ha avuto un successo incontrastato per secoli, in quanto consente di operare
su numeri piuttosto semplici che non determinano calcoli troppo impegnativi
nella risoluzione manuale del problema. L’integrazione di Gauss-Legendre In seguito Gauss riprese l’integrazione di Newton-Cotes
rendendola più precisa a parità di numero di punti e quindi di tempo di
calcolo. L’idea del grande matematico consisteva nell’individuare all’interno
dell’intervallo di definizione le particolari posizioni dei punti base in
grado produrre un valore nullo dell’integrale di qualunque polinomio di grado
compreso fra n e (2n-1) passanti per i punti dati. In questo modo si otteneva con soli n punti
l’integrazione esatta di un polinomio di grado (2n-1), mentre con
Newton-Cotes lo stesso numero di punti è in grado di integrare esattamente
solo un polinomio di grado (n – 1). Per ottenere questo risultato Gauss
doveva innanzitutto imporre che il polinomio intercettante tutti i punti base
sottendesse un’area nulla. Questo comportava che la posizione dei punti dati
non fosse più prestabilita a priori, ma che soddisfasse un’equazione a più
incognite costituite appunto dalle coordinate dei punti stessi. Il metodo di
Gauss utilizza polinomi di Legendre
che sono derivati dai polinomi di Lagrange e contenenti ancora una
produttoria di binomi del tipo (x – xj), dove xj
rappresenta la coordinata di un generico punto campione. Sviluppando tale
prodotto, si ottiene un polinomio di grado n in cui i vari coefficienti sono
funzioni delle coordinate dei punti prescelti. La condizione di annullamento
dell’integrale comporta un’equazione che non ha una sola soluzione, perché il suo numero di incognite corrisponde al
numero di punti considerati. Di conseguenza l’equazione che soddisfa il requisito di
sottendere un’area nulla viene soddisfatta scegliendo arbitrariamente (n-1)
punti a piacere mentre rimane
univocamente determinata solo la coordinata xi dell’ultimo
punto. I rimanenti (n – 1) gradi di libertà ci consentono di imporre nuove
condizioni al problema che migliorano ancora di più la precisione
dell’integrazione. La seconda equazione viene individuata imponendo che
qualunque polinomio di grado (n + 1) passante per i punti dati abbia pure
un’integrale nullo all’interno dell’intervallo. Tale polinomio è vincolato
dalla condizione di intercettare gli n punti campione e quindi è
necessariamente generato dalla medesima produttoria dei binomi (x – xj),
moltiplicata questa volta per x. In questo modo il grado del prodotto aumenta
da n a (n + 1) e il suo sviluppo determina ancora un polinomio i cui termini
dipendono dalla posizione di punti prescelti. Imponendo nuovamente che
l’integrale del polinomio abbia un valore nullo all’interno del dominio di
definizione, si ottiene una seconda equazione che forma sistema con la precedente. Con la stessa procedura si ottengono una di seguito
all’altra tutte le altre equazioni moltiplicando il prodotto dei binomi per
le potenze di x fino al grado (n – 1). Poiché la semplice produttoria dei
binomi ha grado n, moltiplicandola per x elevato a (n – 1), si ottiene per
l’ultimo polinomio il grado (2n – 1). Il sistema sarà quindi costituito da n
equazioni, in cui la prima è ottenuta moltiplicando il prodotto dei binomi
per x° e l’ultima per x n-1 L’imposizione dell’annullamento degli integrali dei
polinomi di Lagrange moltiplicati per una potenza di x, produce dei vincoli
sulle coordinate dei punti campione che, una volta soddisfatti, generano i
polinomi Legendre, coi quali opera
l’integrazione di Gauss. Le n equazioni sono formate da n incognite che
rappresentano le coordinate dei punti campione. Non si tratta di un sistema
lineare, perché le coordinate dei punti base dopo lo sviluppo dei prodotti
vengono moltiplicate fra loro determinando così fattori via via più complessi
man mano che aumenta il numero di punti in cui va testata la funzione.
Nell’integrazione di Gauss, quindi, anche la posizione dei punti
dell’intervallo non è nota, ma costituisce un’incognita del problema e va
ricercata mediante la soluzione di un sistema non lineare di equazioni. Una
volta risolto il sistema e calcolata la posizione dei punti, il valore dei
coefficienti di peso può essere più facilmente determinato con le stesse
procedure dell’integrazione di
Newton-Cotes. Un primo metodo consiste nello sviluppo del polinomio
di Lagrange avente la proprietà di annullarsi in tutti i punti così
calcolati, tranne che nel punto in cui si deve calcolare il coefficiente di
peso. Poiché esso assume un valore unitario nel punto xk in cui si
deve testare la funzione integranda, si determina la funzione polinomiale
che, sviluppata, ci consente di calcolare l’integrale definito che
costituisce il coefficiente di peso Hk. Ripetendo l’operazione
solamente per i punti situati sul semiasse positivo delle ascisse, si ottiene
la serie dei coefficienti di peso che in un intervallo di n punti ci consente
di integrare esattamente qualunque polinomio di grado (2n – 1) passante per i
medesimi punti. Una seconda procedura in grado di fornirci il valore
dei coefficienti di peso nasce dalla considerazione che qualunque polinomio
passante per gli n punti è costituito dalla somma di termini di grado uguale
o inferiore a quello del polinomio interpolante. Affinché la quadratura sia
di validità generale, è necessario che essa sia in grado di integrare
qualsiasi componente polinomiale di grado inferiore o uguale a quella
richiesta. Di conseguenza essa deve essere in grado di integrare qualsiasi
parabola di grado inferiore o uguale a (2n-1). I termini di grado dispari contenuti nei polinomi
integrandi non producono alcuna conseguenza, perché i loro effetti sono
antimetrici sul semiasse positivo delle x e sul semiasse negativo. Infatti,
disponendo in modo simmetrico i punti campione sul semiasse positivo e
negativo, e attribuendo lo stesso coefficiente di peso ai punti equidistanti
dall’origine degli assi, tutti i termini dispari producono
automaticamente integrali nulli perché
ciò che incrementano sull’uno viene eliminato dagli effetti contrari prodotti
sul semiasse opposto. Proprio per questo motivo l’integrazione di Gauss viene
affrontata considerando unicamente le parabole di grado pari appartenenti al
polinomio integrando, in quanto la presenza dei punti disposti
simmetricamente sul semiasse negativo
delle x ci consente di eliminare qualsiasi influenza dovuta ai termini di
grado dispari dell’espansione di Taylor della funzione integranda. Detto questo, il calcolo dei coefficienti di peso può
essere effettuato considerando una serie di equazioni, in cui la prima nasce
dall’integrazione di una funzione costante, cioè da un polinomio di grado
zero. Questo comporta che la somma di tutti i coefficienti di peso compresi
fra l’intervallo (-1) e (1) deve essere uguale a 2. Questa uguaglianza
produce la prima equazione di un sistema in cui le incognite sono appunto i
coefficienti di peso Hk. La seconda equazione nasce dall’integrazione esatta di
una parabola di secondo grado ed è quindi necessario che la somma dei coefficienti
di peso moltiplicati per il valore assunto dalla medesima nei punti campione
sia uguale a 2/3, che rappresenta l’area intercettata dalla parabola x2
definita in un intervallo compreso tra (–1) e (1). Ripetendo l’operazione per
una parabola di quarto grado, si trova che la terza equazione deve fornire
come risultato 2/5. Il metodo di Gauss, oltre ad essere più preciso di
quello di Newton-Cotes, presenta il vantaggio che i suoi coefficienti di peso
sono tutti positivi per qualsiasi numero di punti, e questo vantaggio
conferma che esso genera una quadratura non solo più rapida, ma anche più
affidabile. I coefficienti di peso positivi sono infatti preferiti dai
tecnici perchè non fanno insorgere instabilità o criticità nello svolgimento
dei calcoli. Prima dell’avvento del calcolo elettronico, la
quadratura di Gauss non era tuttavia molto praticata perché opera quasi
esclusivamente con numeri irrazionali che rappresentano le coordinate dei
punti campione e dei coefficienti di peso. Questo inconveniente non ha
attualmente alcuna rilevanza e di conseguenza il metodo di Gauss viene oggi
preferito a quello di Newton-Cotes per la sua precisione e sicurezza di
calcolo. Tuttavia, il metodo di Gauss, per quanto oggi vincente,
è stato studiato dal suo autore unicamente per l’integrazione di funzioni di
una sola variabile reale e quindi non può essere utilizzato senza adattamenti
agli elementi finiti che invece ricorrono quasi sempre a funzioni di più
variabili. Per estenderlo a questi elementi
è stato perciò necessario generalizzarlo mediante i polinomi di
Legendre, le cui proprietà hanno reso
così vantaggiosa la quadratura di Gauss a una sola dimensione. Come abbiamo
visto, questi polinomi non sono altro che particolari polinomi di Lagrange
ottenuti con una specifica collocazione dei punti campione che consente di migliorare la
precisione della quadratura.
Attraverso questi ultimi, è possibile costruire un polinomio di 2
variabili semplicemente moltiplicando le produttorie nella variabile x per
altrettanti prodotti nella variabile y. Il polinomio di Legendre in due variabili così ottenuto
si annulla in una rete le cui maglie si congiungono nei punti base del
quadrato rendendo possibile
l’integrazione numerica di funzioni di due variabili con gli stessi
principi dell’integrazione di funzioni di una sola variabile. Il valore dei coefficienti di peso dell’integrazione a
due variabili si ottiene semplicemente dall’integrazione di Gauss di una
funzione di variabile reale moltiplicando il coefficiente Hk
relativo all’ascissa x per il peso Hj relativo all’ordinata y. Naturalmente
la procedura può essere generalizzata per qualunque numero di variabili, al
prezzo però di aumentare in modo esponenziale il numero di punti campione. Questo comporta un notevole incremento del tempo di
calcolo con l’aumentare del numero di variabili, al punto che l’integrazione
numerica determina da sola oltre la metà del tempo impiegato dal metodo degli
elementi finiti. Un’alternativa all’integrazione di Gauss-Legendre è
stata formulata nel ventesimo secolo dal matematico John Von Neumann in
collaborazione con Ulam. Tale metodo, chiamato di Monte Carlo è una procedura
stocastica che tuttavia viene applicata raramente agli elementi finiti perché
richiede abilità specialistiche e solo in pochi casi si dimostra competitivo
con la quadratura di Gauss-Legendre. Quest’ultima integrazione conserva quindi un ruolo
fondamentale nel metodo degli elementi finiti, anche se essa rappresenta una
quadratura indiretta e proprio per questo motivo richiede un numero superfluo
di punti campione. Allo scopo di risolvere il problema ricorrendo al numero
minimo di punti teoricamente possibile, è invece necessario generalizzare il
metodo di Gauss estendendolo a funzioni di più variabili con l’integrazione
diretta, che tuttavia solo recentemente è stata risolta grazie anche ai
progressi delle tecnologie informatiche. UN NUOVO
METODO PER LA quadratura diretta degli integrali multipli Lo scrivente ha iniziato a trattare il problema nel
1976 quando il Prof. Renato Vitaliani gli propose di affrontare la quadratura
diretta degli integrali multipli come tema per la tesi di laurea. La
relazione fu discussa col compianto Prof. Ubaldo Richard, matematico di
chiara fama e allora Direttore dell’Istituto di Matematica Applicata della
Facoltà di Ingegneria dell’Università di Padova. Il Prof. Richard accettò di
seguire la tesi grazie anche alla richiesta del Prof. Lorenzo Contri, suo
cordiale amico, che fin dall’inizio aveva creduto nella validità dello studio
suggerito dal Prof. Vitaliani. La ricerca fu portata a termine in tempi rapidi, ma lo
scrivente dovette limitarsi a trattare la quadratura degli integrali multipli
fino al 7° grado di precisione del polinomio interpolante, date le ardue
difficoltà insorgenti nella risoluzione dei gradi più elevati. Il metodo generalizzava l’integrazione di Gauss
considerando l’espansione di Taylor delle funzioni di 2, 3 e 4 variabili che
abitualmente si incontrano negli elementi finiti. Anche le funzioni di 5, 6 e 7 variabili venivano
considerate, ma la risoluzione si limitava al 5° grado di approssimazione,
dal momento che tali casi vengono incontrati solo in rari problemi
specialistici, come ad esempio l’esplosione delle supernove. La quadratura
venne testata nel Centro di Calcolo dell’Istituto di Costruzioni Ponti e
Strade e si dimostrò così efficace da venire implementata al posto della
tradizionale integrazione di Gauss-Legendre. Nel 1981 il Prof. Vitaliani, assieme a Stefano Odorizzi
e a Carmelo Majorana, presentò al Congresso Internazionale di Calcolo
Variazionale tenutosi a Plzen (Praga) il nuovo metodo di calcolo,
corredandolo di esempi applicativi al metodo degli elementi finiti. Le ricerche di questi autori dimostravano che la nuova
quadratura consentiva di riprodurre la medesima precisione del metodo di
Gauss-Legendre, ma con un risparmio di tempo di calcolo del 25% per funzioni
di 2 variabili, del 50 % per le funzioni di 3 variabili e del 77 % per
polinomi di 4 variabili. Successivamente, in versione ridotta, questi studi
vennero pubblicati nella rivista “Advances in Engineering Software” e, come
selected papers, nel volume “Software in Engineering Problems”. La diffusione
internazionale incontrata dal nuovo metodo, che attualmente è preferito a
quelli tradizionali in diversi Paesi del mondo, convinse lo scrivente a
riprendere le ricerche sull’argomento. Fu così che nell’autunno del 2000 venne affrontata
dallo scrivente l’integrazione di un polinomio di 9° grado in due variabili,
problema questo già studiato senza successo nel 1976 al tempo della tesi di
laurea. La difficoltà nasceva dal fatto che il sistema di equazioni era
troppo complesso per la risoluzione algebrica già utilizzata per i casi di
grado meno elevato e in un primo tempo fu perciò tentata la soluzione con le
classiche procedure dell’analisi numerica. Il metodo di Newton-Raphson, generalizzato a sistemi di
equazioni non lineari, si dimostrò del tutto inadeguato per risolvere la
questione, perché la sua efficacia dipende dalla posizione iniziale dei punti
in cui si ritiene possa trovarsi la soluzione. Tanto più alto è il grado del sistema, tanto più
prossimi alla soluzione reale devono essere collocati i punti di partenza,
perché altrimenti si innesca un movimento a serpentina che facilmente determina punti di stallo in grado di
arrestare lo sviluppo dei calcoli. Era quindi necessario individuare metodi alternativi
per aggirare il malcondizionamento
delle equazioni costitutive e per questo motivo lo scrivente ricorse a
sistemi di equazioni integrali che consentivano di ridurre il numero di
incognite del problema. Dopo alcuni mesi, nel febbraio del 2001, fu individuata
la soluzione con 21 punti dell’integrazione di polinomi di grado 9 a due
variabili, trovando dei coefficienti di peso tutti positivi. Col
perfezionamento delle tecniche risolutive,
fu in seguito individuata la soluzione che con 20 punti corrispondeva
al numero minimo necessario per risolvere il problema al posto dei 25
richiesti dalla quadratura di Gauss-Legendre. Si rendeva così possibile
trattare il caso riguardante la quadratura esatta di un polinomio di 11°
grado e l’esperienza già acquisita consentì di risolvere con le stesse
procedure di calcolo il nuovo problema con 25 punti al posto dei 36 della
quadratura di Gauss-Legendre. La serie fortunata
non consentiva tuttavia di proseguire al caso successivo, perché col
grado 13 per la prima volta si incontrarono dei coefficienti di peso
negativi. Per questo motivo fu necessario modificare la posizione dei punti
allo scopo di ottenere soluzioni veramente soddisfacenti. Fu così che il
problema fu affrontato a più riprese, ottenendo finalmente soluzioni che
risolsero le equazioni con coefficienti di peso interamente positivi. L’integrazione diretta di funzioni di due variabili si concluse in seguito con la risoluzione della quadratura esatta di polinomi fino al 15° grado, la cui precisione è tale consentire il trattamento di qualsiasi problema riguardante gli elementi finiti a due variabili. Rimaneva ancora da studiare lo spazio, che in precedenza era stato risolto fino al 7° grado nella tesi di laurea. Si deve aggiungere che in precedenza il passaggio da funzioni di due variabili ad altre di tre variabili non aveva comportato difficoltà insormontabili. Purtroppo, aumentando il grado, cresce inevitabilmente anche il numero di punti campione, per cui si rende necessario individuare a priori le disposizioni sempre più complesse e varie dei punti base. Più alto è il numero di punti, maggiore è il numero delle possibili alternative, e si deve indovinare quale fra è queste in grado di generare coefficienti di peso positivi. Naturalmente non è possibile conoscere a propri quale fra queste collocazioni comporterà pesi positivi, per cui la risoluzione inevitabilmente richiederà un numero di tentativi tanto maggiore quanto più elevato è il grado del sistema e il numero di variabili. La soluzione prevede infatti un certo numero di
incognite costituite dalle coordinate spaziali e dai coefficienti di peso. I
calcoli non producono istantaneamente tutte le soluzioni, ma una sequenza di
risultati fra loro interdipendenti. Le prime incognite che vengono fornite
sono proprio le coordinate x, y e z dei punti campione. Successivamente in
ordine vengono dati uno di seguito all’altro i coefficienti di peso, che
all’inizio sono sempre positivi. La serie dei risultati ottenuti non consente
di valutare la riuscita della soluzione fino a quando non viene calcolato
sulla scorta degli altri anche l’ultimo coefficiente di peso. Solo se pure
questo è positivo, l’intera soluzione è accettabile, perché anche un minimo
peso negativo può rendere instabile la soluzione generando delle criticità. Lo svariato numero di collocazioni possibile per la
soluzione dei polinomi di 9° grado a tre incognite, ha reso necessari diversi
tentativi infruttuosi, fino a quando lo scrivente ha scoperto l’unica che
rendeva tutti i coefficienti di peso positivi. La soluzione è stata ottenuta
disponendo 62 punti al posto dei 125 richiesti dall’integrazione di
Gauss-Legendre, e in questo modo si è reso possibile integrare col nuovo
metodo anche le funzioni più complesse che si incontrano nel metodo degli
elementi finiti.
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